di Franco
Faggiano
Un
piccolo contributo conoscitivo su quanto e come fossero utilizzati arco e
balestra dai Templari.
Parlare
di arco e balestra quando si nominano i Templari potrebbe sembrare fuori luogo
ma, così non è. Un dato è certo: non era la loro attività primaria, né ludica
né bellica né, tanto meno, venatoria. Una chiara indicazione, in tal senso, ci
viene proprio data dalla "Regola del Tempio", l’antica regola dei
Templari ispirata da Bernardo di Chiaravalle, all’articolo XLVII:
"Nessuno colpisca una fiera con l’arco o la balestra. E’ conveniente
camminare in atteggiamento pio, con semplicità, senza ridere, umilmente, non
pronunciando molte parole, ma ragionando, e non con voce troppo elevata.
Specialmente imponiamo e comandiamo ad ogni fratello professo di non entrare in
un bosco con arco o balestra o lanciare dardi: non vada con colui che fece tali
cose se non per poterlo salvare da uno sciagurato pagano: né osi gridare con un
cane né garrire; né spinga il suo cavallo per la bramosia di catturare la
fiera".
Unica eccezione,
sembra, alla pratica venatoria: la caccia al leone. All’articolo XLVIII
troviamo: "Il leone sia sempre colpito - Infatti è certo, che a voi fu affidato
il compito di offrire la vita per i vostri fratelli, e eliminare dalla terra
gli increduli, che sempre minacciano il Figlio della Vergine. Del leone questo
leggiamo, perchè egli circuisce cercando chi divorare, e le sue mani contro
tutti, e le mani di tutti contro di lui".
Da ciò,
si possono fare due considerazioni: la prima è che quest’ultima regola può avere
più significati e neanche troppo legati alla pratica venatoria; la seconda è,
che è improbabile che i prodi Templari dedicassero molto del loro tempo ad andare
a caccia di leoni, vuoi per gli altri compiti più importanti ai quali si dovevano
dedicare vuoi perchè è da escludere che ci fossero leoni in quantità tali da
indurli a farlo diventare un passatempo comune e fruttuoso.
Dal quel
che si sa, invece, la pratica delldi arcieria nell’Ordine era demandata ai
cosiddetti ‘Turcopoli’, quel manipolo di armati locali, cristianizzati, di
provata capacità nell’uso dell’arco a cavallo. Ennio Pomponio, noto studioso e
ricercatore templare, al riguardo cita testualmente nel suo libro ‘Templari in
battaglia’: "…I turcopoli avevano a disposizione un armamento più leggero;
uno scudo rotondo di foggia araba, spade a doppio taglio più corte di quelle
della cavalleria pesante, pugnale ed archi. In ciò differivano davvero poco dalla
corrispondente specialità araba…".
Anche
questo, però, non esclude la capacità di altri Templari nell’uso dell’arco (e
della balestra). Soprattutto, quando lo scontro con gli ‘infedeli’ avveniva a
difesa di una roccaforte o di una città. Infatti, sempre al riguardo, Ennio Pomponio
riporta nel suo libro già citato: "…Archi e balestre erano diffusi nella
fanteria. L’importanza di tali armi aumentò via via nel corso delle operazioni
belliche, al punto da costringere gli Ordini militari a dotarsi di reparti armati
solo di tali ordigni. Lo sviluppo e la diffusione di archi e balestre assumerà
proporzioni tali che, insieme all’avvento delle compagnie di ventura, decreterà
la fine della cavalleria come arma risolutiva degli scontri (Crecy e Poitiers).
Già dalle
Crociate, archi corti, long bow e balestre fecero intuire in che direzione si
sarebbe sviluppata l’arte di combattere nel prosieguo dei secoli. Non molto
preciso né dotato di lunga gittata, l’arco corto in legno di tasso, corda in
canapa, lungo circa un metro e mezzo, denunciò subito i suoi limiti e fu
soppiantato dal long bow, l’arco inglese: un metro e ottanta circa di
lunghezza, generalmente in olmo, fu sviluppato dalle fanterie del Galles che ne
fecero l’ama base, il cuore dell’esercito inglese.
L’uso
della balestra in Medio Oriente non è merito dei Crociati, in quanto le truppe
fatimide facevano già uso di tale arma durante il secolo XI, sembra, a loro
volta, ad imitazione della fanteria siriana ed irachena. Paradossalmente è
possibile che i Crociati abbiano appreso l’uso della balestra dai loro
disprezzati nemici fatimidi, introducendola poi in Europa dove fu sviluppata in
particolar modo in Italia centro-settentrionale ed in Provenza. Tra il
personale al soldo del Tempio combattevano formazioni di balestrieri
organizzate con tiratori e caricatori per aumentare la cadenza di tiro e ciò
malgrado la Chiesa di Roma considerasse tali armi ‘strumenti del maligno’ sino
a proibirne l’uso nelle guerre in Europa (proibizione, c’è da dire, mai
osservata da nessuno):
"Essa
è odiata da Dio e non deve essere usata contro i cristiani pena l’anatema",
così si pronunciava Innocenzo II al Concilio Laterano del 1139 a proposito di
questa arma. Molto più pericolosa e letale dell’arco, essa era costruita
inizialmente in corno o in legno, successivamente in acciaio. La forza di
penetrazione dei suoi dardi o quadrelli era impressionante, ma il suo limite
era rappresentato dalla ridotta cadenza di tiro. Il meccanismo di ricarica a
crocco, infatti, non consentiva più di due tiri al minuto contro i dieci del
long bow. Questo, però, non esclude l’utilizzo di altri tipi di archi, in altre
zone che non fossero la Terrasanta. Anche in questo caso, viste le esigue
notizie che si hanno in merito, nulla è escluso poco è certo, come la storia
stessa che accompagna il glorioso Ordine. Immagini di crociati che tirano con l’arco
e la balestra dalle mura sono presenti in più iconografie dell’epoca e questo,
insieme a qualche traccia trovata da studiosi e ricercatori, permette di evidenziare
l’uso di tale pratica, anche se in termini quasi esclusivamente bellici.
Più
affascinanti, invece, le splendide illustrazioni di Gustave Doré in
"Storia delle Crociate" nelle quali vengono raffigurate, con
coinvolgimento quasi mistico, le scene delle battaglie tra Crociati e ‘infedeli’.
Ma, sia con le iconografie sia con le illustrazioni, ci affidiamo all’abilità e
alla fantasia dell’autore in quanto, soprattutto nel passato, difficilmente si
poteva contare su testimoni oculari che riuscissero a raffigurare su tela o
carta l’accadimento. Quindi, non sempre riusciamo a scavare nel passato come vorremmo
per approfondire quella sete di conoscenza che tutti i cultori, sia di medioevo
sia - nello specifico - di Templari, desiderano appagare. Purtroppo, questo è lo
scotto!