8 aprile 2011

Intervista a Loredana Imperio


Dottoressa Imperio, lei è, insieme alla prof.ssa Bianca Capone, la maggiore esperta italiana di storia templare. Quando e come è nata questa passione?
Negli anni settanta del secolo scorso una maestra delle elementari parlò agli alunni di terza, tra i quali vi era uno dei miei figli, di crociate, pellegrinaggi, Templari e Giovanniti, dato che a pochi chilometri da Villa Vicentina (UD), ove risiedevamo, esisteva l’insediamento giovannita di San Nicolò di Ruda. Da quel momento ho iniziato a leggere tutto ciò che trovavo sulla storia delle Crociate e degli ordini monastico-militari. Poi ho conosciuto il prof. Gaetano Lamattina che mi ha indirizzata allo studio dell’Ordine del Tempio e la prof. Bianca Capone con la quale, ed altri, abbiamo fondato la L.A.R.T.I. per dare il via a studi seri e documentati sull’Ordine del Tempio in Italia.

Quali sono, a suo parere, gli errori più ricorrenti a proposito dei Templari?
Interpretare ogni atto, cerimonia e simboli in chiave esoterica e misteriosa, mentre bisogna esaminare ogni aspetto della vita dei Templari in relazione a quelli che erano i comportamenti degli uomini d’allora e il perché della simbologia. E mi augurerei di non sentire più parlare della cappella di Rosslyn come costruzione templare, quando in realtà è solo una fantasia architettonica del Quattrocento.

Quando non sono errori, in quali casi si può parlare invece di vera e propria mistificazione?
Vera e propria mistificazione in merito all’Ordine del Tempio è voler loro attribuire ricerche del Tempio di Salomone, del Graal, di pietre filosofali, di tesori non meglio specificati, di esperienze alchemiche. Teniamo presente che i Templari vivevano in Terrasanta ed erano costantemente impegnati nei combattimenti con i saraceni, che pochi di essi sapevano leggere e scrivere, infatti un detto medievale recitava: “Rozzo e ignorante come un cavaliere”, mentre i membri dell’Ordine che vivevano in Europa si preoccupavano di produrre ricchezza per mantenere i castelli dell’Ordine e i fratelli impegnati nella guerra nel Regno di Gerusalemme.

Cosa ne pensa di una eventuale prosecuzione dell’Ordine dopo il 1312?
Vi fu sopravvivenza di membri dell’Ordine dopo il 1312. Ma non dell’Ordine. Ad esempio nella precettoria-madre del Rossiglione, il Mas Deu, fino al 1350 vi furono ancora i Templari e l’ultimo vi morì nel 1350, e nel 1344 vi erano ancora Templari a Saragozza. Sappiamo che i Templari di Scozia combatterono per Bruce e lo fecero re e per tale motivo non vi furono processi e persecuzioni in quella nazione. In gran parte dell’Europa, soprattutto quella centrale, i Templari entrarono nell’Ordine di San Giovanni e nei Teutonici. In Portogallo re Dinis fondò un nuovo ordine, l’Ordine del Cristo, e vi inserì tutti i Templari del suo regno e qualcuno di Castiglia e Leon. L’Ordine di Montesa, creato a Valencia con i beni del Tempio della zona, assorbì Templari locali e francesi. Pertanto abbiamo avuto due sole prosecuzioni dell’Ordine del Tempio: l’Ordine del Cristo e quello di Montesa.

Per quale motivo i Templari attirano?
L’attrazione che esercitano i Templari è dovuta in gran parte alla loro tragica fine e all’alone di gloria che nei due secoli di vita ha circondato la Militia Christi.

Chi erano i Templari e come definirli in maniera corretta?
I Templari erano un ordine monastico-cavalleresco, nato in Terrasanta dal desiderio di un gruppo di cavalieri di non tornare più in Europa e di espiare le proprie colpe al servizio della Terrasanta. Come monaci essi pronunciavano i voti di povertà, castità e obbedienza, ma un quarto voto, quello di difesa della fede, del Regno di Gerusalemme e dei pellegrini, ne faceva dei combattenti e dei crociati permanenti. La chiesa li riconobbe ufficialmente come Ordine monastico-militare nel Concilio di Troyes, svoltosi il 13 gennaio 1129 in quella località della Champagne. Esso è l’unico ordine, tra quelli nati in Gerusalemme, ovvero Ordine di San Giovanni, di Santa Maria dei Teutonici e di San Lazzaro, ad essere nato combattente, mentre tutti gli altri sono nati come ospedalieri e solo circa dopo il 1150 si sono trasformati anch’essi, in parte, in combattenti.

Si è molto discusso del noto documento di Chinon. Qual'è, in proposito, la sua opinione?
Circa tre anni or sono, giornali, radio ed altri mezzi di comunicazione di massa hanno dato grande rilievo al “ritrovamento” della pergamena di Chinon che contiene gli interrogatori svoltisi in quel castello regio dei dignitari del Tempio. A differenza di quanto sostenuto da una ricercatrice dell’Archivio Vaticano, che il documento era sconosciuto, si può affermare, documenti alla mano, che ben tre studiosi dei Templari di chiara fama come Dupuy, Lizerand e Lamattina lo segnalarono negli anni 1654, 1923, 1981, dichiarando che esso era presente nell’Archivio Vaticano. In occasione del “supposto ritrovamento” è stato detto che esso è la prova lampante che papa Clemente V assolse i capi dei Templari, presenti a Chinon, dall’accusa di eresia e li reintegrò nel seno della Chiesa e al beneficio dei sacramenti religiosi. Questa affermazione è un falso. Quando il 16 novembre 1309 fra’ Jacques de Molay, Maestro Generale del Tempio, comparve a Parigi davanti alla commissione pontificia, incaricata dal papa di inquisire sui Templari, egli, dopo aver risposto alle loro domande ed aver chiesto per l’ennesima volta un colloquio col papa, “pregò umilmente i commissari e il cancelliere regio affinché ordinassero che egli potesse assistere alla Messa e agli altri uffici religiosi ed avere la sua cappella e i suoi cappellani”. Era passato più di un anno dalla assoluzione (?) di Chinon e il Maestro non aveva potuto, in tutto quel tempo, ricevere i sacramenti, assistere alla messa ed avere accanto i suoi cappellani. Come spiegarlo? Semplicemente col fatto che a Chinon non vi fu nessuna assoluzione e fu, come tutte le azioni del papa e dei cardinali, solo un’illusione per tacitare il Maestro e i suoi dignitari. Anche fra’ Geoffroy de Charny, precettore di Normandia, sebbene “assolto” a Chinon, ancora nel 1310 si lamentava con i commissari pontifici di non ricevere i sacramenti. Tutta la questione Chinon è una grossa montatura. La ricercatrice vaticana afferma pure che il papa mandò i cardinali a Chinon per un interrogatorio segreto. Orbene, dal documento risulta che oltre ai tre cardinali erano presenti quattro notai e altri 5 personaggi ecclesiastici, nonché gli uomini del re, Guillaume de Nogaret, Guillaume de Plaisians e Jean de Janville. Per un interrogatorio segreto 12 persone presenti erano decisamente una folla! E per concludere, anche la morte sul rogo di fra’ Jacques de Molay e di Geoffroy de Charny, morte riservata agli eretici, non si accorda con la supposta assoluzione di Chinon. I Romani, nella loro praticità di vita, in casi come questi si chiedevano “Cui prodest?” A chi giova? Ed anch’io mi sono chiesta qual’era lo scopo di questo finto ritrovamento del documento e l’asserzione di una assoluzione che non è mai esistita.

Molti parlano di una presunta eresia templare, mentre altri si affannano nel voler dimostrare a tutti i costi un'immaginaria “sapienzialità”. Lei cosa ne pensa?
Non vi è mai stata nessuna eresia templare e certi aspetti delle cerimonie dell’Ordine, interpretati come tali, derivavano dall’ignoranza della gran parte dei suoi membri. Tra l’altro vi era una grande differenza tra il tipo di vita e le conoscenze dei frati templari residenti in Terrasanta, Spagna e Portogallo e quella dei monaci nei conventi europei. Tutto il sistema di vita, le preghiere, le cerimonie e i regolamenti venivano decisi in Terrasanta e quindi imposti alle precettorie europee che obbedivano, ma non sempre capivano il perché di certi cerimoniali. Da questo stato di cose sono nate confusioni e fraintendimenti. Quando in Terrasanta, al momento della ricezione nell’Ordine, si diceva al novizio di rinnegare il Profeta e di sputare a terra alla presenza della Croce, lo si faceva per fargli capire che lui doveva rifiutare Maometto, il Profeta dei musulmani e come rafforzativo di tale negazione si aggiungeva lo sputo a terra in segno di disprezzo, e alla presenza della croce quale garanzia del giuramento. Tale prassi, naturalmente, era d’obbligo anche in Occidente dove pochissimi ne conoscevano il significato e gli altri, spesso incuriositi, ne chiedevano il significato ai superiori che, ignoranti anche loro, si trinceravano dietro alla solita frase: “Obbedisci, è un precetto dell’Ordine”. E così avveniva anche per altri aspetti di vita nel Tempio.
Ho letto la parola “sapienzialità” attribuita ai Templari in contesti alquanto vari e discutibili. Se diamo al vocabolo il suo valore culturale possiamo dire che essa non esisteva tra i Templari, ove la maggior parte di essi, tranne i preti e due o tre cavalieri, si dichiararono “illetterati” e quasi tutti non capivano nemmeno la lingua della chiesa: il latino.

E della possibilità che la Sindone fosse in mano ai Templari?
Il problema del passaggio della Sindone, almeno per un certo periodo, in mani templari mi ha sempre incuriosito ed ho seguito alcuni aspetti di tale ricerca. È significativo il punto di partenza: chi ne entrò in possesso a Costantinopoli, dopo la IV Crociata, fu Othon de la Roche, un nobile borgognone partito con la schiera di Guillaume de Champlitte. Egli divenne duca di Atene e Tebe e rientrò in patria nel 1225. È probabile che, dato il grande valore della reliquia, egli abbia fatto custodire la Sindone ai Templari, nel cui Ordine si trovava il suo parente Amaury de la Roche. È possibile che durante la detenzione dei membri dell’Ordine il telo sia stato affidato alla famiglia dei de Charny che, in seguito, dopo molte vicissitudini, la vendettero simulando una donazione al conte di Savoia. Purtroppo certezze non ve ne sono, ma troppe sono le coincidenze che legano il Sudario di Cristo all’Ordine del Tempio, per cui non mi sento di escludere che per un certo tempo esso sia stato custodito dai cavalieri del Tempio. Sono convinta che esso fu tenuto segreto dai Templari, soprattutto per tenerlo celato ai re francesi che fecero sempre incetta di importanti reliquie della passione di Cristo.

Sembra che ognuno possa dire la sua sui Templari, anche se, nella maggior parte dei casi, basterebbe leggere certi riferimenti bibliografici per misurare la “consistenza” di chi parla. Che dire di tutti questi “esperti”, che spuntano ormai ovunque?
È facile farsi credere esperti di Templari scopiazzando a destra e a manca sui tantissimi libri che parlano dell’Ordine del Tempio, tra l’altro senza citare gli studi e i testi di quanti si occupano di tale materia in maniera seria ed approfondita. Il motivo per il quale assistiamo al proliferare di tutti questi “esperti” è presto detto, perché l’argomento Templari attira e fa cassetta. Se qualcuno fa intervenire delle persone a trasmissioni televisive sui “Templari” non chiama mai studiosi seri e che si occupano con competenza e da anni di questo argomento, bensì persone che non solo non conoscono la storia dei Templari, ma nemmeno quella del Medioevo, e per capire la personalità degli uomini del Tempio bisogna avere una conoscenza approfondita del Medioevo. Sarebbe ora che gli studiosi si rendessero conto che la storia degli ordini monastico-militari è una branca specialistica della storia medievale.

Può darci un parere sull'attuale situazione degli studi sul Tempio in Italia?
Attualmente chi si occupa di studi seri sull’Ordine del Tempio è la L.A.R.T.I. (Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani), che opera in Italia da ben 28 anni. Vi sono anche alcune Università del sud Italia che, pubblicando studi sull’Ordine di San Giovanni, di conseguenza scrivono anche di Templari. Purtroppo l’Italia ha moltissimi archivi e parecchi di essi non sono di facile consultazione e ciò rende problematica la ricerca.

Per concludere, sembrano non ancora del tutto rassegnati i sostenitori della presunta “italianità” di Hugues de Payns. Possibile che costoro non riescano ad accettare la realtà dei fatti?
Se dopo aver dimostrato, documenti alla mano, che l’italianità di Hugues de Payns è un falso, i sostenitori di questa tesi continuano ancora ad insistere, danno dimostrazione di non conoscere le basi più elementari della ricerca storica. Abbiamo già un’infinità di personaggi illustri nella splendida Italia, sia al Sud che al Nord. Cerchiamo di essere un po’ generosi, qualche volta, con le altre nazioni lasciando alla Francia fra’ Hugues de Payns, tenendo conto dell’evidenza dei documenti.