di Enzo Valentini
L'indiscutibile importanza
politica e religiosa di Roma, in modo particolare nel Medioevo, non poteva non
essere tenuta in considerazione da abili diplomatici e fedeli cristiani quali i
Templari. L'Ordine del Tempio, infatti, aveva stabilito la sede del gran
precettore per l'Italia, regione che comprendeva il nord ed il centro della
penisola [1], proprio nella Città Eterna. Il
gran precettore, oltre ad avere compiti di rilievo all'interno dell'Ordine,
ricopriva anche incarichi presso la corte pontificia, come Uguccione da
Vercelli che svolse mansioni di cameriere (cubicularius) per papa Bonifacio
VIII. L'importanza del compito di cameriere papale si rileva dal fatto che chi
ricopriva questa carica aveva diritto ad una camera al Palazzo Lateranense
(allora sede del pontefice), vicina al Sancta Sanctorum [2]. La precettoria romana era quindi la più
importante della Penisola, "sebbene alcuni storici siano più propensi a
considerare di maggiore importanza il complesso templare di Bologna, dove si
svolsero numerosi capitoli italiani" [3].
La prima notizia della presenza
dell'Ordine a Roma ci viene fornita da Goffredo da Chiaravalle, il quale, nella
sua biografia di S. Bernardo [4], parlando
del soggiorno romano del Santo, fa riferimento ad una nuova casa che i Templari
avevano in questa città alla data del giugno 1138; la casa era addirittura
posta sotto la speciale protezione di S. Bernardo stesso [5], il quale potrebbe anche avervi alloggiato [6].
Il brano ha dato luogo a varie
teorie circa l'identificazione della domus: secondo Fulvio Bramato "può
voler significare che i Templari prima del 1138 avessero avuto a Roma un'altra
domus [7], aggiungendo poi come "possano
essere due i periodi più probabili durante i quali i Templari ebbero la loro
prima fondazione romana: l'autunno-inverno del 1127... ed il settembre
1133" [8]. Fu in occasione di questa
visita che il futuro Santo lasciò in dono una sua tunica ai Templari romani,
che probabilmente l'avranno venerata come oggetto prezioso, quasi come reliquia
[9]. Qualche decennio più tardi, l'11
febbraio 1160, viene nominato, tra i presenti al concilio di Parma per la
conferma dell'incoronazione dell'antipapa Vittore IV, anche il "Magister
Fratrum Templi Hierosolimitani de Monte Aventino" [10].
Nel secolo successivo si hanno
vari documenti di carattere amministrativo che riguardano questa precettoria.
Il 1° gennaio del 1203 Alibrandino Malpigli e Glando, cittadini lucchesi,
ottengono a Roma un prestito di cinquanta libbre da "d.no fratre Alibrando
magistro domus militie templi, et a Bruno preceptore, et Cobto yconomo ejusdem
domus" [11], con la promessa di
restituire la somma alla successiva festa di Pasqua al maestro della casa
templare di Lucca. Nel 1224 viene locata una vigna al maestro, al precettore ed
agli altri frati [12]; nel 1237, invece, il
precettore dà in locazione una casa [13].
Secondo l'Armellini questa casa era di pertinenza della chiesa di Santa Maria
in Julia [14], che a suo dire apparteneva ai
Templari; il rettore di tale chiesa, prete Buonomo, infatti, "non diede in
enfiteusi certa casa della medesima [chiesa] se non d'ordine del priore
precettore di Santa Maria in Aventino; e forse i Templari vi avevano residenza
e abitazione, trovandosi nel 1290 mentovata una casa ivi contigua, dove i frati
di Santa Maria in Giulia già solevano mangiare" [15].
Nel 1259 si ha l'atto più
conosciuto della vita di Santa Maria in Aventino [16].
In quell'anno i Templari, nella persona di fra Pietro Fernando, allora
"magister Domus Militiae Templi in Italia", cedono i possedimenti che
hanno nella Marittima al vice cancelliere della Chiesa Giordano Pironti [17], ottenendone in cambio la tenuta di Tor
Pagnotta [18]. I beni permutati riguardano,
oltre ad appezzamenti agricoli, anche la rocca di San Felice Circeo [19] e l'enfiteusi che i Templari hanno sulla
chiesetta di S. Maria della Sorresca [20],
nei pressi dell'odierno lago di Paola (Sabaudia); resta esclusa da questa
transazione una piccola casa, situata a Terracina [21]
in contrada Posterula, che il precettore terrà per le necessità dell'Ordine.
Dalla lettura del documento si evince che i Templari motivarono tale scambio
col fatto che la custodia e la conservazione di San Felice erano divenute
troppo dispendiose [22]. Inoltre il
possedimento di Tor Pagnotta procurava ai cavalieri, proprio come essi
desideravano, un ottimo luogo di controllo (forse delle vie che dal sud
conducevano a Roma) ed un notevole miglioramento [23]
probabilmente perché la nuova tenuta confinava con altre proprietà templari [24] che, per l'ampliamento e l'omogeneità,
aumentarono il proprio valore e la facilità di lavorazione.
Durante il processo intentato ai
Templari nello Stato del papa e negli Abruzzi, alcuni testimoni citano a vario
titolo la precettoria romana [25]:
- il presbitero Guglielmo da Verduno,
ricordando il suo ingresso nell'Ordine avvenuto in Santa Maria, disse che due
confratelli lo obbligarono a negare Cristo [26]
ed a calpestare il crocefisso [27], cosa che
egli, per paura, fece;
- il frate servente Pietro Valentini,
anch'egli ammesso a Roma tra il 1277 ed il 1280, affermò di aver adorato e
visto adorare da altri fratelli un idolo, o testa di legno, in tre luoghi, tra
cui Santa Maria in Aventino [28]; confermò
anche che nella precettoria romana fece e vide fare elemosine, ma non crede che
ci fosse una ospitalità organizzata [29];
- il frate servente Vivolo de Villa Sancti
Justini disse che in Santa Maria venivano fatte delle elemosine e che ogni
giorno veniva dato da mangiare a tre poveri [30];
contrariamente al precedente testimone, però, dichiarò che in questa
precettoria, ed in altre, veniva data ospitalità a molti poveri [31].
Durante il processo intentato ai
Templari in Toscana [32], viene citato il
precettore della balìa di Roma, fra Gerardo. Il testimone Jacopo da Pigazzano,
il 24 ottobre del 1312 [33] riferì di aver
sentito dire da altri Templari che questo precettore si sarebbe unito, con
altri confratelli, per sputare, orinare e calpestare la croce [34].
Nel 1312 l'Ordine del Tempio
venne sciolto e nello stesso anno, con la bolla "Ad providam Christi
Vicarii", tutti i beni dei Templari, e quindi anche Santa Maria, furono
trasferiti ai cavalieri di San Giovanni (oggi cavalieri di Malta). Grazie ad un
inventario giovannita del 1339 [35], siamo
in grado di conoscere l'entità del patrimonio immobiliare di pertinenza della
chiesa di Santa Maria in Aventino. Dei beni in esso elencati non si ha per
tutti la documentazione della loro appartenenza ai Templari prima di quella
data. Il Silvestrelli, nel suo attento studio sui Templari nel Lazio, accenna
in una nota: "Tutti questi beni [e ne stila un elenco] non figurano, né
avrebbero ragione di figurare negli atti processuali. Ma la loro stessa
vicinanza a Santa Maria dell'Aventino mostra all'evidenza che pervennero
all'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme dai Templari" [36].
A nostro parere si può essere
quasi certi che questi beni provenissero dai Templari e che, se una stima deve
essere fatta, questa non può essere che per difetto; si potrebbe infatti
supporre l'esistenza di altre proprietà ex templari di Santa Maria, vendute
dagli ospitalieri per far fronte alla disastrosa situazione finanziaria in cui
versavano a quei tempi le casse dell'Ordine di San Giovanni [37]. Inoltre gli ospitalieri, da qualche anno in
possesso del patrimonio ex templare, nella paura di un ripensamento da parte
del papa, mantenevano due contabilità separate: una riguardante i beni ex
templari, l'altra i beni dell'Ospedale stesso.
Nell'inventario citato, oltre a
vari appezzamenti agricoli coltivati a vigna o seminativi, figurano le tre
grandi tenute agricole, che sappiamo per certo essere appartenute ai Templari e
poi ai giovanniti [38], di Tor Pagnotta,
Sant'Eramo e San Migrano, illustrati già in un nostro precedente intervento [39].
Sono elencati, inoltre:
- alcuni censi a San Lorenzo fuori le Mura ed
alle Tre Fontane (Sant'Anastasio), ciascuno per 49 soldi [40];
- una casa alla Marmorata, al confine con
piazza Santa Maria in Cosmedin, da cui si ricavavano annualmente due fiorini [41];
- un mulino presso il Tevere che corrispondeva
ogni anno 10 rubbia di grano [42].
A proposito di questo mulino, il
Silvestrelli specifica: "...forse mosso dall'acqua dell'Almone
[Aniene]". Se ciò fosse vero, il mulino si sarebbe trovato alla confluenza
dei due fiumi, nella parte nord di Roma. Passata agli ospedalieri, la chiesa di
Santa Maria non fu però occupata immediatamente dai nuovi proprietari, dal
momento che agli inizi del XIV secolo viene detto che "non habet
servitorem" [43].
Secondo il Silvestrelli [44] nel secolo successivo rimase soltanto la
chiesa, visto che il convento, andato distrutto, venne fatto ricostruire
completamente da Pio V nel 1566; nello stesso anno il papa tolse il palazzo e
la chiesa di San Basilio all'Ordine di San Giovanni, che dovette trasferirsi,
insediando il priorato romano in Santa Maria in Aventino. Probabilmente da
questo momento iniziarono le progressive trasformazioni del complesso che
culmineranno negli anni 1764-66 con il rifacimento completo della facciata ad
opera dell'architetto Giovan Battista Piranesi, che trasformò la modesta
chiesa, quasi rurale, così come è raffigurata in un disegno del 1570 [45], in una delle più belle creazioni dello stile
neoclassico.
Il notaio Giacomo Grimaldi, nella
sua visita del settembre 1619, ebbe modo di vedere un chiostro, con un antico
affresco che rappresentava un calendario liturgico, simile a quello ancora oggi
esistente nella chiesa dei SS. Quattro Coronati. Dai personaggi raffigurati il
Grimaldi potè restringere il periodo di esecuzione tra il 1087 ed il 1232,
risalente quindi al periodo di possesso da parte dell'Ordine del Tempio [46]. Sia il chiostro che il relativo affresco
ormai non esistono più, forse distrutti in seguito alle trasformazioni
architettoniche successive; di epoca templare rimane, fortunatamente, una vera
da pozzo recante la data del 1244 ed una iscrizione consunta dal tempo:
"In nomine Christi, Anno eiusdem MCCXLIIII, fr[ater] Petrus Ianue[n]sis,
Magister Domor[um] Militie Te[m]pli Rome et Tuscie fec..." [47]. Questo templare potrebbe essere identificato
col templare Pietro Fernando, il precettore templare per l'Italia, che nel 1259
aveva effettuato la permuta di San Felice Circeo, di Santa Maria della Sorresca
e di altri beni con la tenuta di Tor Pagnotta [48].
Note
Abbreviazioni
BEF = Bibliothèque des Écoles
Françaises d'Athènes et de Rome
MGH-SS = Monumenta Germaniae
Historica-Scriptores
AAL = Atti dell'Accademia
Lucchese di Scienze, Lettere e Arti
LP = Liber Prioratus Urbis Ord.
S. Johannis Jerosol. an.1339 (sed 1334), Biblioteca Apostolica Vaticana, Cod.
Vat. 10372
1) Per ragioni amministrative,
l'Ordine del Tempio aveva diviso la penisola in due provincie. La prima,
l'Italia propriamente detta (spesso chiamata anche Lombardia), comprendeva
l'Italia settentrionale, la Toscana, il Patrimonio del Beato Pietro in Tuscia,
la città di Roma, il ducato di Spoleto, la Campagna Romana, la Marittima, la
Marca e la Sardegna. Della seconda regione, denominata semplicemente Puglia,
facevano parte le regioni meridionali e la Sicilia.
2) G. Silvestrelli, "Le
chiese e i feudi dell'Ordine dei Templari e dell'Ordine di San Giovanni di
Gerusalemme nella Regione Romana", Reale Accademia dei Lincei, Tip.
dell'Accademia, Roma 1917, Serie Quinta, vol.XXVI, fasc. 5/6, pp.493/494.
Parlando di Uguccione da Vercelli, la studiosa Anne Gilmour-Bryson ("The
trial of the Templars in the Papal State and Abruzzi", Biblioteca
Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1982, p.132, nota n°24) così dice:
"Templar and papal chamberlain which justified his room in the Lateran
palace".
3)
B. Capone - L. Imperio - E. Valentini, "Guida all'Italia dei Templari", Ed.
Mediterranee, Roma 19972, p.24.
4) Goffredo di Chiaravalle,
"Vita Sancti Bernardi", in MGH-SS, vol.XXVI, p.113.
5) Ibidem, p.113: "Fratres
autem Iherosolimitani Templi, fidelis miliciae professores, cum novam habere eo
tempore domum in Urbe cepissent, redeunte predicto suo patre specialique
patrono [San Bernardo]...".
6) L. Imperio, "I Poveri
Cavalieri di Cristo-Milites Templi", in "Pellegrini, Crociati,
Templari", Ed. Moderna, Castrocaro Tme 1994, p.133: "In quel tempo il
cistercense [San Bernardo] alloggiava, durante i suoi soggiorni romani, presso
i Templari nella loro sede sull'Aventino".
7) F. Bramato, "Storia
dell'Ordine dei Templari in Italia", Atanòr, Roma 1991, vol.I "Le
fondazioni", pp.46/47.
8) Ibidem, p.47.
9) Goffredo di Chiaravalle,
"Ex vita Sancti Bernardi", in MGH-SS, Hannover 1882, vol.XXVI, p.113:
"…tunicam eius pro eximia benedictione servabant…".
10) Ottone di Frisinga, "Ex
Gesta Friderici Imperatoris", in MGH-SS, Hannover 1868, vol.XX, p.482.
11) T. Bini, "Dei Tempieri in
Lucca", AAL, Lucca 1838, tomo XIII, Ed. Penne & Papiri, Latina 1992
(ristampa), p.36, doc. n°4: "In nomine Dni amen. A.N.D. 1203. Pontificatus
vero dni Innocentii PP. III anno V, ind. V, Cal. Januarii in Palatio
lateranensi etc. Nos Aldibrandinus Malpillus et Glando... cives lucani
confitemur simul recepisse mutuo a dno fratre Alibrando magistro domus militie
templi, et a Bruno Preceptore, et Cobto yconomo ejusdem domus quinquaginta
libras promittentes reddere ad proximum Festum Pascatis resurrectionis vobis et
per vos fratri et magistro domus militie templi s.Petri de Luca etc.
renuntiantes etc. his testes rogatis fuerunt dnus Joannes Lucanus dni Pape
Cappellanus, Bonaca canonicus Plebis settavie, Gregorius Ricciardi etc. Ego
Bensere S.R.E. scriba etc.". Lo studioso Fulvio Bramato, nel suo lavoro
sui Templari in Italia (cit., vol.I "Le fondazioni", p.69, nota
n°188), afferma però, errando, che le libbre "sarebbero state restituite a
Pasquale per mezzo dei frati e del maestro...". Tra l'altro nella stessa
nota il precettore di Santa Maria dell'Aventino viene chiamato Alibrandino
invece di Alibrando (Alibrandino era invece il debitore dei Templari); infine
viene indicata la data del 15 anziché del 1° gennaio. Tutte queste imprecisioni
vengono però corrette nel suo secondo volume ("Le inquisizioni-Le
fonti", Atanòr, Roma 1994, p.97 ).
12) Nerini, "De Cenobio
S.Bonifacii et Alexii", Barbiellini, Roma 1752, p.74. Citato in
Silvestrelli, cit., p.497.
13) M. Armellini, "Chiese di
Roma dal secolo IV al XIX", Ed. R.O.R.E, Roma 1942, vol.II, p.719. Citato
in Silvestrelli, cit., p.497.
14) L'appartenenza di questa
chiesa all'Ordine del Tempio sembrerebbe confermata dalle pagine
dell'Armellini: "nel libro delle visite sotto Alessandro VII, custodito
nell'archivio segreto della Santa Sede, leggo così: "nell'anno 1293 frà
Jacomo Molara, Maestro dei Cavalieri Templari, donò a suor Santuccia Terebotta
d'Agubbio la chiesa di Santa Maria in Julia, posta nel rione della Regola,
dove, essendo abbadessa, fondò il monastero oggi chiamato Sant'Anna"...
[ed] il Bovio conviene che quel luogo appartenesse già ai Templari, dai quali
fu ceduto a Santuccia... Ma siccome era filiale del loro priorato di Santa
Maria dell'Aventino, vollero che il monastero offrisse, come canone, una
candela di due libbre ogni anno alla suddetta chiesa il giorno
dell'Assunta" (Armellini cit., vol.I, p.548). La data della donazione è
controversa ed è basata sulla data della morte di Santuccia Terebotti. Secondo
il Bruzio "morì questa santa donna ai 21 di maggio l'anno 1305" (cfr.
Cod. Vat. 7871. Necrolog. B., p.13), mentre per il Cecchetti, curatore di
un'edizione del testo dell'Armellini, "la data [del 1293] ...è
probabilmente errata, perché un documento visto dal Galletti e citato dall'
Armellini pone al 1293 la morte di Santuccia. Sembra quindi più probabile che
la fondazione [del monastero e quindi la donazione] sia avvenuta l'anno
precedente" (Armellini, cit., vol.II, p.1355, "Indice analitico e
aggiunte"). La data della donazione (qualora sia avvenuta, visto che non
abbiamo altri documenti se non le parole di questi autori) sarebbe quindi da
collocarsi nell'arco di tempo intercorrente fra il 1292 ed il 1305.
15) Armellini, cit., vol.I,
p.550.
16) Pubblicato da T. Bini,
"Dei Tempieri e del loro processo in Toscana", AAL, Lucca 1845, Ed.
Penne & Papiri, Latina 1994 (ristampa), pp.21/26.
17) Nel documento non viene mai
specificato il cognome del vice-cancelliere. Dal canto suo, Silvestrelli (cit.)
lo chiama sempre Pironti ed in altro suo testo ("Città, castelli e terre
della regione romana", Multigrafica Editrice, Roma 1970, p.35, nota n°14)
specifica: "Giordano era della famiglia Pironti. Vedi A.V., ann. XIII, VI,
37: "nob. vir Joh. Pironti nepos et vicarius (anno 1263), card. S. Cosme et
Damiani, Rector Campania et Maritimae".
18) Bini, "Dei Tempieri...
in Toscana", cit., p.21, doc. n°3: "...Casale situm in districtu
Urbis in contrada que vocatur Piliocti quod fuit Nicolai et Petri filiorum et
heredum quondam Petri Rubei de Ripa civium Romanorum...".
19) Ibidem: "...Locum
S.Felici situm in Monte Circeyo Terracin. diocesis ad dictam Domum dictumque
Ordinem pleno jure spectantem cum omnibus juribus adjacentiis et pertinentiis
suis...".
20) Ibidem, p.22: "Hoc acto
espresse quod tu et eredes ac successores tui annis singulis solvere teneamini
et solvatis triginta solidos provenien [mancante] monasterio Gripte Ferrate
prout illos fratres dicti Ordinis predicto Monasterio pro prefata Sancta Maria
de Surresca et ejus pertinentiis solvebant et solvere tenebatur".
21) Ibidem: "...excepta
solummodo quadam domo quam dictus Locus S.Felicis habebat intus in civitate
Terracinensi in loco ubi dicitur Posterula juxta murum civitatis ejusdem quam
dictus Frater Petrus Magister predicto Ordine reservavit".
22) Ibidem, p.21:
"consideratis expensis pro ejusdem Loci [San Felice] custodia et
conservatione necesario faciendis non multum eisdem Domui et Ordini Militie
Templi utilitatis afferre...".
23) Ibidem, p.23: "volens
ejusdem Ordinis meliora prospicere ac ipsius utilitatem non modicam
procurare...".
24) Ibidem: "A primo latere
possident nobiles Viri d. Johannes Castellanus et Franciscus fratres et Dominus
Johannes de Columpna. A secundo predicta Ecclesia Sancte Marie de Aventino et
heredes quondam Pauli de S. Angelo. A tertio Ecclesia Sancte Marie de
Scolagreca et Sancti Salvatoris de Sancta Balbina A quarto est via publica vel
qui alii sunt et considerans quod etiam Casale contiguum est et confine sicut
dictum est aliis terris et Casali dicte Domus S. Marie de Aventino".
25) Archivio Segreto Vaticano,
Archivio di Castello, arm. 207, "Processus contra Ordinem Militie Templi
Jerosolimitani, in Urbis, Patrimonii B.P. in Tuscia, Ducatus Spoletani, et
Aprutii, Campanie et Maritime, partibus, nec non contra Magnum Preceptorem
dicti Ordinis in illis partibus constitutum et fratem Jacobum de Montecucco,
qui Magno Preceptorem dicitur se gessisse". Il manoscritto originale, con
introduzione e note di commenti, è stato pubblicato dalla Biblioteca Apostolica
Vaticana per la cura della professoressa Anne Gilmour-Bryson (vedi nota n°2).
26) Gilmour-Bryson, cit., p.173:
"...per fratrem Gulielmum de Pede Montis et fratrem Dominicum de Corneto
dicti ordinis in loco Sancte Marie de Aventino de Urbe... dicti fratres
dixerunt eidem fratri Gulielmo de Verduno quod... debet abnegare
Christum".
27) Ibidem, p.175:
"...deposuit sibi fuisse dictum per dictos fratres Gulielmum et Dominicum
quod... debebat convenire in die veneris sancta ad conculcandum crucem".
28) Ibidem, p.206: "... in
loco Sancte Marie de Aventino de Urbe... ostenderunt seu ostendit dictum capud
seu ydolum...".
29) Ibidem, 210: "...ipse
fecit et vidit alios facere elemosinas in dicto ordine in Sancta Maria de
Aventino de Urbe...; hospitalitatem vero ordinatam in dicto ordine non vidit
servari".
30) Ibidem, p.221: "... et
in Sancta Maria de Aventino de Urbe, in qua dabantur elemosine pauperibus ad
hostium et dabant comedere tribus pauperibus omni die...".
31) Ibidem: "...et vidit
etiam plures pauperes hospitari in locis dicti ordinis et iacere...".
32) Gli atti di questo processo,
tenuto tra il 1308 ed il 1312 sono consultabili in Bini, "Dei Tempieri...
in Toscana", cit., pp.30/53, doc. n°9.
33) A proposito di questa data
sono da segnalare delle inesattezze. Bianca Capone (cit.) riporta il 16 anziché
il 24; dal canto suo il Bini, nell'appendice al suo lavoro ("Dei
tempieri... in Toscana, cit., pp.55/56), riporta il 23 ottobre 1311, mentre nel
documento riportato a p.50 si legge "hodie XXIIII octubris".
34) Ibidem, p.51: "...et
audivit a pluribus fratribus, quod fr. Gerardus preceptor balive de urbe cum
quibusdam aliis fratribus quor. nominum non recordatur, congregabantur ad
invicem pro spuitione, minctione et conculcatione predictis, facienda super
crucem".
35) Si tratta del manoscritto
conservato alla Biblioteca Apostolica Vaticana, Cod. Vat. 10372, intitolato
"Liber Prioratus Urbis Ord. S. Johannis Jerosol. an.1339 (sed 1334)".
36) Silvestrelli, "Le
chiese...", cit., p.518. Dei beni elencati il Silvestrelli esclude però,
non si sa per quale motivo (se per distrazione o volutamente), i censi di San
Lorenzo e delle Tre Fontane.
37) A questo proposito vedi anche
L. Imperio, "L'inventario inquisitoriale della domus di Montebello
Vicentino", in "Atti del XIX Convegno di Ricerche Templari",
Edizioni Penne & Papiri, Latina 2001, pp.81/115.
38) Per la tenuta di Tor Pagnotta
conosciamo l'atto del 1259, con cui pervenne ai Templari; per le altre due
tenute si vedano gli atti del processo nello Stato della Chiesa:
"...ecclesie Sancti Migrami dicti ordinis militie Templi..."
(Gilmour-Bryson, cit., p.234) e: "...in dicto ordine... Sancto
Heramo..." (ibidem, pp.220/221).
39) Cfr. E. Valentini, "Le
tenute agricole dei Templari romani", in "Atti del XVI Convegno di Ricerche
Templari", a cura della Larti, Ed. Penne & Papiri, Latina 1998,
pp.83/97.
40) LP, f.5: "Item habemus
de censu a S. Laurentio extra muros et a S. Anastasio annuatim pro quolibet
solidos XLVIIII".
41) Ibidem: "Item domum unam
positam in Marmorato, a duobus lateribus est via, a tertio platea S.Marie in
Scola Greca, de qua annuatim habemus II florenos".
42) Ibidem: "Item unum
molendinum terrineam positum iuxta flumen Tiberim, quod respondet annuatim X
rubla grani".
43) Anonimo, "Catalogo
torinese", Biblioteca Nazionale di Torino, Cod. Lat. A 381, n°263 (la data
di compilazione è da comprendersi tra il 1312 ed il 1339, probabilmente il
1320): "Ecclesia sancte Marie de Aventino non habet servitorem" poi è
aggiunto con inchiostro diverso: "fuit ecclesia Templariorum".
Pubblicato in G. Falco, "Archivio della Società Romana di Storia
Patria", XXXII (1909), pp.436 sgg.
44) Silvestrelli, "Le
chiese...", cit., p.498.
45) É. Dupérac, "Disegni de
le ruine di Roma e come anticamente erono", Roma 1570.
46) D. Gallavotti Cavallero - R. U. Montini,
"Santa Maria in Aventino (Santa Maria del Priorato)", F.lli Palombi
Editori, Roma 1984, pp.15/17. Nel testo dell'Armellini si trova un accenno a
questo dipinto: "Nel Cod. Vat. Lat. 9135 (ms. di Costantino Caetani) esiste
una copia di un "calendario ecclesiastico scoperto in un muro del
monastero di Santa Maria del Monte Aventino"... Notizie documentate sono
in un importante articolo di G.Biasiotti, "Il Priorato dei Giovanniti
sull'Aventino, prima del '700", ne "L'Illustrazione Vaticana",
a.III, n.13, luglio 1932, pp.665/667". Armellini, cit., ("Indice
analitico ed aggiunte"), p.1372.
47) Capone, cit., p.164.
48) Gallavotti Cavallero - Montini,
cit., p.15.