Per lungo tempo si è
discusso dei presunti rapporti di amicizia tra musulmani e Templari, con questi
ultimi spesso identificati nell'improbabile ruolo di apostoli dell'ecumenismo.
Punto di forza della scriteriata
teoria, che rivela tutta l'impreparazione dei suoi sostenitori, è senza dubbio il
famoso episodio riguardante l'emiro Usama Ibn Munqidh, un militare e
diplomatico siriano apprezzato per le sue qualità di poeta e scrittore. Come tutti sanno, l'aneddoto dell'emiro che
prega in al-Aqsa viene spesso citato quale principale indizio a sostegno di una
pretesa tolleranza dei Templari verso i musulmani.
Come ha puntualizzato la
bravissima studiosa britannica Helen NIcholson, "questa amicizia non impedì ai Templari di Gaza di uccidere quasi Usama,
quando essi tesero un'imboscata a Rukn al-Din Abbas e a suo figlio Nasr al-Din
nel 1154: Usama faceva parte della fazione degli Abbas, e a stento portò in
salvo la vita" (*).
Per quanto riguarda il versante opposto, ci sembra del tutto superfluo ricordare le centinaia di teste
tagliate ai cavalieri fatti prigionieri.
Chiarita la questione, ci
auguriamo di non dover più sentire altre sciocchezze.
(*)
Nicholson H., A brief history of the
Knights Templar, Constable and Robinson
2010, p. 83