Ma quale è dunque il fine
e il frutto di questa non dirò già milizia, ma piuttosto malizia mondana, se
l'uccisore è in peccato mortale e l'ucciso è condannato alla morte eterna?
Secondo l'Apostolo, per la verità, chi ara, deve arare con speranza, e chi
trebbia [deve farlo] con
speranza di avere parte al frutto (Cor., 9,10). Che è dunque,
cavalieri, questa incredibile passione, questa insopportabile follia di far
guerra così dispendiosamente e faticosamente senza altra ricompensa che la morte
o il peccato? Voi coprite di seta i vostri cavalli e guarnite le vostre cotte
di maglia con non so che cenci variopinti. Lustrate le vostre lance, i vostri
scudi e le vostre selle, incrostate d'oro, d'argento e di gemme i vostri morsi
e le vostre staffe. E in tanta pompa vi parate per la morte e correte verso la
vostra rovina con impudente furore e sfrontata insolenza. Questi orpelli sono
l'equipaggiamento di un cavaliere oppure ornamenti da donna? Credete che le
armi dei vostri nemici sfuggano l'oro, risparmino le gemme e non trafiggano la
seta? Voi invece sperimentate di continuo che nella battaglia sono necessarie
fondamentalmente tre qualità: che un cavaliere sia accorto nel difendersi,
rapido in sella, pronto all'attacco. Voi, al contrario, vi acconciate come
delle donne, fino al disgusto di chi vi vede: avviluppate e impacciate i vostro
piedi in tuniche lunghe e larghe, nascondete le vostre mani tenere e delicate
in maniche ampie e svasate. E così agghindati vi battete per i motivi più
futili, per moti irrazionali d'ira, per vano desiderio di gloria, per bramosia
di ricchezze terrene. Ma uccidere o morire per siffatti motivi non è certo cosa
da farsi tranquillamente […].
Una nuova cavalleria è
apparsa sulla terra dell'Incarnazione. Nuova, dico, e non ancora provata nel
mondo dove essa guerreggia una doppia battaglia contro gli avversari di carne e
di sangue e contro lo spirito del male nei cieli. Non mi pare cosa
straordinaria che i suoi cavalieri resistano per la forza delle loro membra a
nemici materiali, poiché esso non è un fatto raro. Ma che essi conducano la
guerra con la forza dello spirito contro peccati e demoni non solo credo sia
cosa meravigliosa ma degna di tutte le lodi accordate ai religiosi […].
Il cavaliere che è
veramente senza paura e senza macchia protegge la sua anima con l'armatura
della fede così come copre il suo corpo con una cotta di maglia. Doppiamente
armato, egli non ha paura né dei demoni né degli uomini. Sicuramente colui che
desidera morire non teme la morte. E come può temere di morire o di vivere
colui per il quale la vita è Cristo e la morte la ricompensa? […].
Avanti dunque o cavalieri
e colpite con animo intrepido i nemici di Cristo, sicuri che nulla può
separarvi dalla carità di Dio […].
[I Templari] vanno e
vengono, a un segno del loro comandante: portano gli abiti che vengono dati,
non cercano né altri abiti né altro nutrimento Non accettano nulla tranne
viveri e abiti, non desiderano altro che il necessario. Vivono insieme, senza
donne e bambini. E perché non manchi loro nulla della perfezione angelica,
dimorano tutti sotto lo stesso tetto, senza nulla che sia di loro proprietà,
uniti dalla loro regola nel rispetto di Dio. […].
Bernardo di Chiaravalle, In lode
della nuova milizia, PL 182, cc. 923-924.