di Enzo Valentini
In uno dei suoi numerosi scritti, dove raccoglieva «le testimonianze di fatti dalla voce di coloro che se ne dicevano testimoni, e così pur dalle tradizioni formatesi fra il popolo» (1), papa Gregorio Magno riporta un episodio prodigioso avvenuto presso una piccola chiesa di campagna, situata a qualche chilometro di distanza da Civitavecchia (Roma).
Il vecchio prevosto della chiesa di San Giovanni alle Terme aveva l’abitudine di bagnarsi quotidianamente nelle acque calde delle Terme Taurine o di Traiano, antiche costruzioni termali del periodo romano, ormai ridotte a ruderi.
Ogni volta era lì pronto, per aiutare l’anziano religioso, uno sconosciuto che puntualmente rifiutava il pane che gli veniva offerto in cambio della sua gentilezza; un giorno, pressato dalle domande del prevosto, lo sconosciuto rivelò di essere in effetti una anima che vagava in cerca di pace, in attesa che qualcuno intercedesse per lei.
Infatti, dal momento che il prevosto iniziò a pregare per la salvezza di questa anima in pena, lo “sconosciuto” non si presentò più.
Dagli inizi del XX secolo, e fino ad una ventina di anni fa, questa chiesa era conosciuta dagli abitanti di Civitavecchia col nome appunto di San Giovanni alle Terme, e con questo nome veniva nominata nei Taccuini di campagna di Salvatore Bastianelli, ispettore onorario alle antichità e direttore del Museo Civico.
Nella cartografia ottocentesca la chiesa viene invece chiamata col nome di Sant’Egidio, lo stesso che viene riportato nella documentazione cinque-seicentesca dell’Ordine di Malta esistente alla National Library di Valletta (Malta).
Nel corso delle mie ricerche sulla presenza dei cavalieri templari a Civitavecchia (2), è stato possibile ricostruire la storia di questa chiesa, identificando la chiesa di San Giovanni alle Terme/Sant’Egidio con la chiesa templare intitolata a San Giulio, citata nel processo svoltosi tra il 1309 ed il 1310 contro i Templari dello Stato Pontificio e degli Abruzzi; infatti, il 23 dicembre 1309 il nunzio Giovanni Piccardo, su ordine degli inquisitori, affisse sulla porta di questa chiesa le citazioni contro l’Ordine (3). Successivamente si perdono le tracce di San Giulio, che qualche decennio più tardi risulta già andata in rovina, come documentato da una procura del clero di Tuscania datata 1356 (4).
Nel XV secolo, come riportato da alcuni manoscritti dell’Archivio dell’Ordine di Malta, San Giulio era sotto il controllo della commenda di Santa Maria in Carbonara, chiesa templare nel XIII secolo successivamente passata all’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme (poi Ordine di Malta).
Sempre da questa documentazione si ricava che intorno alla fine del XVI secolo San Giulio aveva una seconda intitolazione. Infatti, in una relazione del 18 ottobre 1586 (5), il notaio Antonio Signorini di Viterbo notifica la presa di possesso da parte di fra’ Vincenzo Ginori di Firenze, commendatore giovannita di Santa Maria in Carbonara, «della chiesa e della tenuta di San Giulio o Sant’Egidio nel territorio di Civitavecchia, con tutte le terre, i prati, gli orti, i boschi». È evidente come sul finire del XVI secolo la stessa chiesa venisse chiamata indifferentemente San Giulio o Sant’Egidio; successivamente sarà quest’ultimo nome a prendere il sopravvento, a discapito dell’intitolazione di epoca templare.
Della chiesa di San Giulio ormai non resta visibile che la torre campanaria a pianta quadra, la cui epoca di costruzione si può far risalire, per stile ed analogia con altri edifici del circondario, ai secoli XI e XII. Le altre rovine della chiesa, pavimentazione ed alcuni muri perimetrali, sono state reinterrate, per motivi di migliore conservazione, dopo essere state portate alla luce nel 1957 durante una campagna di scavi operata dall’Associazione Archeologica Centumcellae, che nello stesso anno si preoccupò anche di restaurare il campanile.
Note:
1) C. Calisse, Storia di Civitavecchia, Bologna, 1973 (anastatica), p. 52 e app. VIII, n. 3, pp. 731-732.
2) E. Valentini, I Templari a Civitavecchia e nel territorio fra Tarquinia e Cerveteri, Tuscania, 2008.
3) A. Gilmour-Bryson, The trial of the Templars in the Papal State and the Abruzzi, Città del Vaticano, 1982, p. 94.
4) G. Silvestrelli, Le chiese e i feudi dell’Ordine dei templari e dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme nella Regione Romana, in “Rendiconti della Reale Accademia dei Lincei”, Serie Quinta, vol. XXVI, fasc. 5/6, Roma, 1917, p. 522.
5) National Library of Malta, Valletta, Archives of the Order of Malta, (AOM), Arch. 5665, ff. 8/11.