Ancora due parole in merito alla questione di Chinon (cfr. il precedente post http://tradizionetemplare.blogspot.com/2008/11/).
Questa volta parliamo della tesi avanzata da Barbara Frale nel libro “Il papato e il processo ai templari” (Viella, 2003), circa la possibilità che l'interrogatorio dei dignitari rinchiusi a Chinon fosse stato condotto in maniera riservata e discreta, da far sospettare che avvenisse all'insaputa del re di Francia.
Tale evenienza risulta decisamente smentita dall'esistenza di una lettera che i cardinali Bérenger Frédol, Etienne de Suisy e Landolfo Brancacci, incaricati dal papa di interrogare lo stato maggiore del Tempio, inviarono al re Filippo per dare avviso del loro arrivo a Chinon, così come indicato dallo stesso pontefice.
La missiva è citata nel testo di Pierre Dupuy, “Histoire de la condannation des Templiers” (edizione del 1713), al tomo I, pag. 119,
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ed è addirittura riprodotta per intero nella successiva edizione del 1751 (“Histoire de l'Ordre militaire des Templiers”), alle pagg. 240, 241 e 242.
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Ne consegue che Clemente V non ebbe mai la sincera intenzione di avocare a sé la gestione dell'affare riguardante i Templari, essendo, come si è visto, completamente succube del sovrano francese.
Per quanto concerne invece la famosa pergamena, di cui si è tanto parlato (spesso a sproposito), contenente l'inutile quanto ipocrita assoluzione dalla sentenza di scomunica, è lecito ipotizzare che il documento fosse già conosciuto da alcuni storici.
Giusto per citare un esempio, Gaetano Lamattina, a pag. 275 del suo importante volume “I Templari nella storia” (Edizioni Templari, 1981), menziona l'incartamento relativo alla “Inquisizione portata a termine contro i Templari dai cardinali Berengario, titolare della chiesa dei SS. Nero e Achille e Stefano, titolare di San Ciriaco in Termis”, indicandolo con la conosciuta segnatura “A.S.V., Arm. D 217 (agosto 1308)”.
Una coincidenza? Sembrerebbe proprio di no.
Una coincidenza? Sembrerebbe proprio di no.
In ogni caso, come sottolineato più volte, si tratta di un documento eccessivamente enfatizzato, tant'è che una serie di indizi induce pure a ritenerne artificioso il contenuto. L'ipotesi, per nulla infondata, è stata acutamente illustrata da Loredana Imperio nel breve saggio intitolato “Chinon 1308: l'interrogatorio dei dignitari del Tempio”, contenuto in “Atti del XXVI Convegno di Ricerche Templari” (Penne e Papiri, 2009, pp. 61/78) ed al quale si rimanda per una più esaustiva trattazione dell'intera questione.