Dottoressa
Frale, iniziamo questa intervista chiedendole quando e come è nato il suo
interesse verso i Templari.
Era l’autunno del 1995, frequentavo allora il
secondo anno della specializzazione in paleografia, diplomatica ed archivistica
della Scuola Vaticana. Facevo esercitazione sui registri dei papi per preparare
l’esame di diplomatica pontificia. Ricordo che mi capitò un registro di papa
Benedetto XII che regnò a metà Trecento; solo che dentro erano state cucite
alcune carte diverse anche a prima vista. M’incuriosirono, le esaminai a fondo.
Mi accorsi che erano atti originali del processo contro i Templari e dunque
appartenevano al pontificato di un papa vissuto prima, il guascone Clemente V.
Soprattutto, mi resi conto che quello stralcio del processo era ancora inedito.
Non troppo strano, in fondo, se era finito laddove non avrebbe dovuto trovarsi.
Quali
sono, a suo giudizio, gli errori più frequenti a proposito dei Templari?
Sui Templari si è
costruita nel tempo una vera mitologia. C’è un’immagine che è favola
dall’inizio alla fine e li vuole custodi di qualunque segreto mistico possibile
nella storia del genere umano. Non è una malattia moderna: ai primi
dell’Ottocento, in Parigi, un sedicente medico disse d’aver trovato una specie
di vangelo occulto che poneva in relazione i Templari con luoghi ed eventi di
millenni prima, i Faraoni d’Egitto, Hiram e Salomone, i sacerdoti ebrei del
Secondo Tempio e poi i vescovi cristiani di Gerusalemme, tutti compatti e
alleati nel tramandarsi d’amore e d’accordo un astruso segreto come una specie
di segno del comando. Sarebbe bello se la storia umana si fosse davvero svolta
così; stà di fatto, invece, che i faraoni massacrarono gli ebrei, e così pure
lo fecero i cristiani. Curioso poi che i Templari non siano riusciti ad evitare
la distruzione del loro ordine, se davvero possedevano poteri così arcani. Ma
quando parliamo di mito non dobbiamo andare troppo per il sottile. Chi crede
alle allucinazioni di uno Charpentier o di Dan Brown è perché ci vuole credere,
e lo fa ad occhi chiusi. Se trovasse scritto da qualche parte che i primi
Templari erano extraterrestri, crederebbe volentieri anche quello.
Per quale motivo i Templari attirano così tanto?
Proprio a causa della
mitologia di cui dicevo prima. Gli Ospitalieri si fecero massacrare anche loro
dai saraceni, non erano poi tanto diversi dai Templari. Però non vennero messi
sotto accusa per eresia (Filippo il Bello ce l’aveva in programma, non gli
riuscì), non furono travolti da una valanga di infamia ben studiata a tavolino.
Dunque, nessun mistero. E nessun interesse da parte della modernità, eccezion
fatta ovviamente per gli storici di mestiere.
Molti parlano di una presunta eresia templare, mentre altri si affannano nel voler dimostrare ad ogni costo un'immaginaria “sapienzialità”. Lei cosa ne pensa?
Molti parlano di una presunta eresia templare, mentre altri si affannano nel voler dimostrare ad ogni costo un'immaginaria “sapienzialità”. Lei cosa ne pensa?
I Templari erano tanti, in certi periodi anche diecimila persone. Erano gente che veniva da un certo ambiente e ne portava i caratteri; per esempio, i nobili della Linguadoca, che erano tutti collusi con le dottrine catare, avevano senza dubbio simpatia verso quelle dottrine, ciò però non vuol dire che praticassero uno stile di vita come quello degli eretici. In generale, si tratta di uomini di guerra uguali ai loro fratelli laici che governano su un feudo: sono analfabeti, sanno maneggiar bene le armi e giudicano la cultura una cosa inferiore, adatta ai preti o ai vili mercanti. Ignoranti e fieri di esserlo, altro che sapienzialità! Nel mezzo, esisteva pure qualche spirito rarefatto che componeva poesie e sapeva far bene di conto. Abbiamo ad esempio notizia di un poema epico scritto da un templare, di cui però non ci è giunta purtroppo neppure una riga.
Chi erano i Templari e come definirli in maniera corretta?
Crociati a vita, per
devozione e convinzione.
Ritiene
che, a questo punto, sia stato detto tutto sui Templari? O meglio, pensa che se
ne sappia ormai abbastanza per poter tratteggiare un ritratto sostanziale
dell'Ordine?
Conosciamo benissimo il
profilo dell’Ordine e anche la sua storia, come pure il carattere di molti suoi
personaggi famosi. Ma quante cose ancora ci restano da scoprire! Dobbiamo anche
tener conto del fatto che tanti documenti inediti potrebbero ancora venir fuori
da posti impensabili.
Sulla
possibilità che la Sindone fosse rimasta, per un certo tempo, in mano
all'Ordine, è stato da lei scritto un libro che ha finito per suscitare una
serie di polemiche. Secondo il nostro parere, sarebbe stato più opportuno che
il dibattito inerente alle tesi esposte in quest'opera fosse rimasto circoscritto
ai soli esperti della materia templare. Ci ha invece enormemente sorpreso dover
registrare interventi da parte di studiosi che nulla hanno a che vedere con
questa tematica, che peraltro richiede una conoscenza a dir poco specialistica.
L'inconsueto schieramento di forze contrapposto a questo suo lavoro ci ha invero
infastidito, così come l'operazione di far uscire, sulla polemica scaturita, un
libro di cui non si avvertiva certo l'esigenza.
Ha sorpreso anche me,
specie lo schieramento massiccio dell’ateneo di Torino: Sergio Luzzatto,
Massimo Vallerani, Andrea Nicolotti, Bruno Barberis, Giuseppe Ghiberti, tutti
docenti dell’Università di Torino. Un collega mi prendeva in giro dicendomi: ma
faranno Consigli di facoltà per studiare il modo di attaccare la Frale? Per
conto mio, sarebbe stato più opportuno investire tante energie per studiare i
Savoia nel medioevo o un altro tema di storia antica. Poco dopo l’uscita del
libro polemico di Nicolotti, Emanuela Marinelli ha scritto un articolo nel
quale mette in evidenza come l’autore ha grossi problemi con la storia:
attribuisce, infatti, all’imperatore Federico II un viaggio a Nicea che non
fece mai in vita sua, scambia per monete romane certi conii bizantini che sono
più tardi di oltre settecento anni, sostiene che Gesù salì sul Golgota portando
sulle spalle il mantello di porpora (in realtà, gli è stato tolto molto prima),
e così via dicendo. Dopo l’uscita di questo articolo, diffuso ovunque sul web,
ho preferito non replicare. Certo, però mi sembra singolare che Nicolotti sia
docente nell’ateneo di Torino: è lo stesso posto dove fino a pochi anni fa
insegnavano Giovanni Tabacco e Rinaldo Comba, e ancor oggi vi sono studiosi illustri
come Enrico Artifoni e Giuseppe Sergi. Sarà soltanto la mia
opinione personale, ma lo vedo molto mal assortito con loro.
Come
giudica l'attuale situazione degli studi sul Tempio in Italia?
In crescita, con esiti
interessanti.
Guardando indietro e considerando
i risultati ottenuti, cosa rivedrebbe di quanto scritto in tutti questi anni di
ricerche e di studi?
Ma tutto, ovviamente! Nel
senso che ogni nuovo documento, ogni nuovo studio rivela angolazioni differenti
di uno stesso evento, che ci dovrebbero spingere a ricalibrare il discorso. Non
riscriverlo daccapo, certo, ma levigare molte affermazioni e precisare il tiro.
Per
concludere, ci regalerà ancora qualche opera sui Templari?
Mi piacerebbe indagare a
fondo la personalità di Filippo il Bello, uomo d’intelligenza machiavellica e
non così aggressivo e truce come appare, se uno guarda solo le carte del
processo ai Templari. Che cosa lo determinò a perseguitare l’Ordine, mentre da
giovane aveva riportato ai Templari le casse del Tesoro reale quando suo padre
Filippo III gliele aveva tolte? Perché propose segretamente a Jacques de Molay
di fuggire di prigione subito dopo l’arresto, mettendosi dunque in salvo? Quali
erano le ragioni private, personali, della sua guerra contro l’Ordine? Ciò che
posso dire per ora, in base ai materiali raccolti, è questo: il nemico numero
uno dei Templari non era affatto un bellimbusto sciocco né un fantoccio nelle
mani dei suoi ministri, e i Templari del 1307 scontavano colpe effettive
(ahimè, anche gravi) compiute dai loro predecessori di una generazione prima.
Allora, non ci resta
che ringraziare la dottoressa Barbara Frale...
Grazie a voi per
l’attenzione che dedicate ai miei studi.