Come ha giustamente notato
Franco Cardini, nel suo "La tradizione templare", «di Templari si parla troppo e, spesso,
senza saper bene di che cosa si sta parlando».
E' questo il caso, ma
potremmo citarne tanti altri, dell'assurda affermazione che i Cavalieri del
Tempio avessero un "motto".
Tale convincimento, del
tutto errato, ha potuto propagarsi, nel corso degli anni, in conseguenza di
quel grottesco fenomeno definito "neotemplarismo".
Tra gli aspetti nefasti di
questa irritante carnevalata, che non fa altro che procurare discredito ed accrescere
la disinformazione sull'Ordine, vi è quello di utilizzare, in qualsiasi circostanza,
la massima "Non nobis Domine, non nobis, sed
nomini tuo da gloriam".
A parte gli errori con i
quali viene spesso riportata, sono ormai rare le occasioni in cui tale scemenza
non abbia il suo degno risalto.
Approfittiamo, allora, di
questa opportunità, per chiarire la questione e ristabilire la verità storica.
Il racconto di un pellegrino
della Terra Santa, composto, con ogni probabilità, durante il periodo 1167-87,
e conosciuto come "Tractatus de
locis et statu sanctae terrae", include un interessante resoconto sulla
rigorosa disciplina bellica dei Templari.
Nell'attenta descrizione fatta
dall'anonimo viaggiatore, viene riportato che «(...) quando essi decidono che è conveniente combattere e la tromba
suona per dare l'ordine di avanzare, essi cantano piamente questo salmo
di Davide: Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dai la gloria».
Come sappiamo, si tratta dell'incipit del Salmo 115 (già 113), citato
da San Bernardo nel commento conclusivo del suo "Liber ad Milites
Templi": «et item: Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo
da gloriam, ut in omnibus sit ipse benedictus, qui docet manus vestras ad proelium et digitos vestros ad bellum»; la
cui traduzione è: «e infine: Non a
noi, Signore, non a noi, ma solo al nome tuo dai gloria, affinché sia benedetto
in tutte le cose colui che addestra le vostre mani alla battaglia e le vostre
dita al combattimento».
Detto ciò, che cosa
c'entrano col combattimento quattro gaglioffi
coperti di patacche? Per non parlare, poi, delle signore con i tacchi...