Francesco Saverio Salfi fu un politico e letterato calabrese (fu anche consigliere di Gioacchino Murat), che tradusse e commentò l’opera "Les Templiers", di François-Juste-Marie Raynouard, una tragedia teatrale in cinque atti dei primissimi anni dell’Ottocento. Esponente di spicco della Massoneria, visse gran parte della sua vita in Francia, dove venne in contatto con opera e autore.
L'intellettuale
diede alle stampe la traduzione del lavoro di Raynouard nel 1805, dopo il
grande successo riscosso dalla rappresentazione a Parigi e in altre città
d’Europa. Egli riteneva, infatti, importante diffonderne una versione anche in
Italia, sia per poterne apprezzare il valore letterario che per far circolare
le idee di "libertà, tolleranza e laicità" in esso contenute.
Dal canto
suo, lo stesso Salfi inneggia ai Templari rimarcando come “fossero essi concorsi a raccogliere quella luce dell’Oriente, che i
più saggi tenevano in deposito da’ loro maggiori, per indi propagarla di tratto in tratto nelle
regioni ottenebrate dell’Occidente e del Nord”.
Pur se inficiato
dalla palese influenza massonica, il lavoro appare di indubbio interesse,
soprattutto per il tenore del "Ragionamento"
posto ad introduzione dell'opera del drammaturgo francese, chiaro ed evidente
indizio di una controtendenza che, di lì a poco, caratterizzerà il nuovo approccio
alla questione templare.