Durante i viaggi o le escursioni lontano dalla casa
madre, i fratelli potevano allestire il bivacco solo dopo aver udito la frase: “Signori
fratelli, predisponete gli alloggi, in nome di Dio”.
In seguito all’annuncio, venivano alzate le tende
intorno a quelle che fungevano da cappella, da comando e da dispensa. Nessuno
doveva mandare gli scudieri a prendere foraggio o legna nei boschi senza
autorizzazione, a meno che non restassero “a portata di voce”.
Quando il banditore annunciava la “consegna”, cioè la
distribuzione dei viveri, ogni cavaliere indossava il mantello per recarsi,
lentamente e silenziosamente, alla tenda della dispensa. Venivano distribuite
parti uguali, e la Regola raccomandava al vivandiere di non presentare insieme
due spalle o due cosce, ma di variare i pezzi perché ognuno ne potesse trovare
di suo gradimento.
Malati e feriti godevano di un regime privilegiato, e
la loro razione era superiore di un terzo a quella consueta, sia per i cibi che
per le bevande. In genere, ogni cavaliere ritornava alla propria tenda per
preparare il pasto con gli scudieri. Dalle bisacce venivano tratte le
suppellettili da campo, che consistevano in un paiolo, un grosso coltello e
alcuni recipienti.
Ciascun fratello aveva le proprie posate, ma si
potevano mangiare solo i cibi distribuiti dal vivandiere, a meno che non si
trattasse di pesce catturato con la rete o selvaggina presa in trappola, in
ogni caso senza averla cacciata, attività vietata dalla regola.
Se un laico o un pellegrino donava del cibo,
bisognava presentarlo al comandante, che lo restituiva cortesemente agli
offerenti, salvo casi d’estremo bisogno.
A metà del XIII secolo, ogni templare aveva la
propria ciotola di corno o in legno di quercia, e disponeva di un cucchiaio, di
un coltello e di due coppe (una per i pasti consueti e una per quelli di
festa).
I cavalieri, i sergenti e gli scudieri mangiavano
separatamente. C’erano perciò due servizi, mentre nelle grandi commende se ne
aggiungeva un terzo, in ragione del numero dei fratelli e della varietà di
mansioni.
Nel refettorio il posto d’onore spettava abitualmente
al commendatario (o precettore) della casa. I commensali sedevano uno di fronte
all’altro, su lunghe tavole ricoperte da tovaglie bianche, tranne il Venerdì
Santo quando, in segno di umiltà, consumavano il pasto sul nudo legno. I primi
arrivati e i più vecchi sedevano con le spalle al muro.
Il cappellano impartiva la benedizione, e i presenti
si alzavano per recitare un Pater noster. A turno, uno dei fratelli prendeva posto
nella cattedra per fare la lettura prevista dalla Regola.
Ognuno aveva le proprie posate e un pezzo di pane.
Sulla tavola non c’erano recipienti, perché le bevande venivano versate dai
servitori, mentre i convenuti tagliavano il pane e lo intingevano nei grandi
piatti che contenevano diversi tipi di carni e verdure.
Era proibito parlare e perciò venivano utilizzati
gesti convenzionali per chiedere quello di cui si aveva bisogno. Non ci si
poteva alzare prima del commendatario, salvo che non si perdesse sangue dal
naso o che si verificasse qualche evento straordinario. A volte accadeva che un
fratello poteva mangiare per terra, accovacciato sul pavimento in segno di
penitenza, formalmente prevista dalla Regola. I Templari dovevano tagliare di
netto con gesto elegante il pane, il formaggio, la carne e il pesce, perché gli
avanzi venivano destinati ai poveri.
Il regime alimentare dell’Ordine bandiva ogni
ricercatezza gastronomica; ghiottoneria, voracità e intemperanza erano vietate.
Il cibo dei cavalieri era per principio più abbondante di quello dei domestici.
Anche se la qualità era per tutti uguale, i monaci guerrieri avevano tre
razioni, mentre i servitori due. La Regola segnalava che il posto d’onore nella
tavola spettava al pane; l’uso della carne era limitato a tre volte la
settimana, privilegiando il pesce, le uova, i formaggi, i legumi e le verdure.
Le disposizioni alimentari adottate in Terrasanta
dalla casa madre venivano estese anche alle altre precettorie del continente
europeo. A seconda delle zone, pur rispettando la Regola di base, si avevano
lievi modifiche. Poiché ogni casa viveva sopratutto con ciò che produceva, l’alimentazione
si basava sui prodotti locali, integrati da doni di privati.
Nell’alta società medievale, carnivora e dedita alle
più sfrenate gozzoviglie, i Templari si distinsero invece per l’adozione di un’alimentazione
equilibrata e sana.