18 gennaio 2020

Jacques de Molay. Le dernier grand-maître des Templiers


Jacques de Molay affascina. Tra i ventitre grandi maestri che si succedettero alla testa dell'Ordine del Tempio tra il 1120 e il 1312, egli è senza dubbio l'unico di cui il pubblico conserva memoria. I Re Maledetti di Maurice Druon lo hanno immortalato e recenti supporti, dal Codice Da Vinci ad Assassin's Creed, hanno diffuso il suo nome in tutto il mondo. Tuttavia, se è radicato nel mito, Jacques de Molay ha a malapena affascinato gli storici. È un “illustre sconosciuto”, solitamente disprezzato, sul quale persistono molte incertezze anche per le sue date essenziali: la sua nascita, la sua elezione o persino la sua morte. Le tracce della sua azione, tuttavia, sono tutt'altro che povere. Sono queste fonti, studiate sistematicamente e confrontate con i vari ricordi esistenti, che permettono di gettare nuova luce sul gran maestro: liberandosi degli stereotipi, Jacques de Molay può finalmente uscire dall'ombra. Tre parti strutturano il libro. La prima riguarda le immagini del dignitario, rivelando come, dall'inizio del XIX secolo, fu creato un archetipo di tragico eroe. La seconda, oltre al personaggio, si collega all'uomo e analizza il suo percorso per stabilire il modo in cui è stato elevato alla sommità del Tempio, con il cui destino, dalla Terra Santa alle carceri di Filippo il Bello, egli si è identificato. Gli impegni di Jacques de Molay, infine, sono al centro della terza parte. Il sostegno all'Oriente latino e la difesa del suo ordine, che cercava di adattare il più possibile a una congiuntura piena di pericoli, erano le priorità di un uomo fermo e intraprendente, ben lontano dall'incapace che troppi autori descrivono. Quindi, anche nel tumulto del processo del Tempio, egli cercò di scongiurare i rischi, di salvaguardare la sua istituzione e, una volta risolta e poi fermata la perdita di essa, preservare la memoria di fronte ai giudici e alla morte: lo fece, l'11 marzo 1314, ritrattando le confessioni strappate sei anni e mezzo prima dalla tortura, pronto ad affrontare il rogo e a fare questo sacrificio ultimo della sua vita, di cui la posterità lo ha vendicato trovandovi, nel corso dei secoli, la crescente certezza del martirio.
Agrégé d’histoire e membro anziano de l’École Normale Supérieure de Fontenay-Saint-Cloude e della sezione scientifica della Casa de Velázquez, Philippe Josserand è un maître de conférences abilitato a dirigere ricerche di storia medievale presso l'Università di Nantes. Specialista riconosciuto in Crociate e ordini militari, ha coordinato con Nicole Bériou “Prier et combattre. Dictionnaire européen des ordres militaires au Moyen Âge (2009) e ha recentemente co-diretto “The Templars and their Sources” (2017).

Philippe Josserand
Jacques de Molay. Le dernier grand-maître des Templiers
Les Belles Lettres