13 gennaio 2019

Hugo de Paganis: champenois o lucano? Un falso problema


di Vito Ricci

Periodicamente torna alla ribalta la questione sull’origine “italiana” del fondatore dell’Ordine templare Hugues de Payns, dato oramai per certo dalla storiografia come piccolo feudatario della regione francese della Champagne.
L’attribuzione di un’origine lucana, campana o di altre parti d’Italia non è una novità recente, ma rinviene da lontano, dagli araldisti ed eruditi del XVII secolo, le cui tesi sono state riprese negli ultimi anni prima da Domenico Rotundo e poi in diversi lavori di Mario Moiraghi trovando terreno fertile in ambienti neo-templari e massonici, mentre tra i medievisti della storiografia ufficiale tali teorie trovano indifferenza se non ostilità.
Spesso presentata come scoperta rivoluzionaria nella storia dei Templari, argomento che attira sempre molto il grande pubblico, non si capisce come ricercatrici meridionali come Antonella Pellettieri o Mariarosaria Salerno non abbiano mai dato seguito a queste ipotesi suggestive, evidentemente chi fa ricerca con metodologia rigorosa e scientifica sente puzza di bruciato.
Sono due le presunte basi storiche su cui poggiano le tesi della “italianità” del fondatore dei Templari: l’identificazione dello stesso con Hugo figlio di Pagano dei Pagani, signore di Forenza storicamente documentato nel 1084 originario di Pagani o Nocera Inferiore, e la lettera Amarelli scritta nel 1103 da Hugo dei Pagani dalla Terrasanta per annunciare allo zio la morte del cugino Alessandro Amarelli.
La prima fonte, ma senza nessuna prova certa, è ricavata dalle pubblicazioni di studiosi di araldica del XVII secolo, la cui attendibilità storica è sempre da vagliare con estrema cautela, mentre la seconda è ritenuta un falso dagli studiosi rigorosi, in quanto a noi è pervenuta una traduzione della lettera in italiano effettuata nel 1469 e certificata da un notaio ben due secoli dopo nel 1617: molto probabilmente si tratta di un documento secentesco realizzato per nobilitare la famiglia Amarelli.
La prova che sia un falso, oltre che dallo stile ampolloso e poco medievale, emerge da alcuni particolari: saremmo nel 1103 e si menziona un abito del defunto Alessandro in velluto, quando tale tessuto fu creato solo nel XIII secolo, come moneta si riporta lo scudo, introdotto in Italia solo a partire dal XVI secolo e usato in Francia nella seconda metà del XIII secolo.
In ogni modo, ammesso che le genealogie degli araldisti siano esatte, ammesso che la lettera Amarelli sia autentica, che prova si può addurre nell’identificare Hugo de Paganis, lucano o campano che dir si voglia, con il fondatore dell’Ordine rossocrociato? La sola presenza nel 1103 in Terrasanta e la promessa fatta a re Baldovino di voler proteggere i pellegrini? Mi sembra davvero molto poco. Io non metto neppure in dubbio l’esistenza di Hugo de Paganis e che si sia recato in Siria-Palestina come crociato o come pellegrino, ma si tratta di una persona diversa. Invece del francese Hugues de Payns abbiamo parecchie notizie in quanto compare in diversi atti dei conti di Champagne, dei quali era vassallo, tra la fine del XI e l’inizio del XII e conosciamo anche i nomi dei figli.
Nell’Ordine templare, inoltre, si è sempre avuta una decisa prevalenza della componente transalpina: i fondatori erano tutti o quasi francesi; Hugues, quando fece ritorno dalla Terrasanta, si recò in Champagne, e non nel Mezzogiorno normanno, per cercare appoggio e sostegno; il concilio durante il quale si approvò la regola templare venne celebrato a Troyes, a poca distanza dal feudo di Hugues, con la partecipazione esclusivamente di esponenti dell’alto clero francese; la quasi totalità dei Maestri generali e dei dignitari templari sono stati francesi, un esempio a noi geograficamente vicino è quello dei Maestri della provincia di Apulia che abbracciava il Mezzogiorno continentale italiano.